(E okay, ho parcheggiato dove non dovevo e il carrattrezzi ha fatto il
suo dovere; Carmen è stata chiara fin da subito, siamo stati bene
insieme, e sono veramente contento di come ho gestito la situazione, di
come
abbiamo gestito insieme la situazione. E okay, l'Alice
sabato sera ha lasciato in macchina una borsa e mi hanno spaccato il
vetro della macchina rubando tutto.
Ma porco cazzo. Che mi sia stato
rubato anche il taqquino con tutti gli scritti da ottobre fino ad ora
no. Mi fa girare le palle neanche fossi un elicottero.
e pensare che
avrei voluto anche trascrivere qui qualcosa, ma alla fine avevo sempre
procrastinato. E' rimasto solo qualcosa, solo qualche frammento, spero
fosse l'essenziale. Voglio cercare la motivazione, tutto ha qualche
motivo, forse non è necessario capirlo adesso.
Maggiore attenzione, non solo ai dettagli, ma ai contesti, tenere la corda alla giusta presa. Nè troppo nè troppo poco.)
E' difficile, è stancante.
Un tassello di me stesso è stato in mano a degli sconosciuti.
Qualcosa è andato irreparabilmente perduto.
E'
che Carmen mi ha fatto innamorare del mondo, e quello che c'era scritto
era di come il cuore mi batteva forte anche solo a svegliarmi la
mattina presto per accompagnarla a lavorare ed essere felice perchè
c'era il sole.
E' che nei suoi occhi io ho visto la vita.
Ho visto
una vita degna di essere vissuta, ho visto una guerriera che come me
non si è mai arresa, sempre con la situazione in mano, sempre in piedi
nonostante
fosse stata tante volte impantanata nella merda. Nonostante una
famiglia alle spalle mutilata. Una guerriera che si alza e cammina
sempre, che vuole il meglio per lei, che si ama e che si basta da sola.
Da lei ho imparato questo. Ad amarmi.
Sto imparando. A volte mi servono dei ripassi, ma ci siamo.
E' stata una scintilla, l'ultimo colpo di defibrillatore che ti fa tornare a respirare.
Lo schiaffo che ti riporta ad uno stato di coscienza vigile.
E
giuro, il mio taqquino forse gettato nel canale che c'era lì accanto è
come immaginare di vedermi morire tra le braccia una persona amata.
quale allegria,
cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
Rido, canto e faccio
casino.
Faccio finta di essere un bambino alle persone che incontro. Da venerdì
scorso mi sono divertito a ballare nei pub, a ballare con qualche
ragazza solo per il gusto di vedere un bel viso sorridere. Tornare a
casa a piedi alle 5 del mattino e dormire insieme a un'amica senza che
assolutamente succeda niente. Sto bene, cristo, finalmente sto bene. Ok,
sì, son sempre io e ho ancora il pallino di una ragazza accanto con cui
stare bene, e ok, ho pensato che Carmen potesse esserlo, perché mi ha
davvero ribaltato il mondo e i punti di vista, e anche se non è così non
importa, vuol dire che è giusto in questo modo.
Era di fronte a
me quando mi ha guardato, e ho capito di essere come una foresta con
infiniti sentieri. Come la foresta di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Con tanti segnali nascosti. Lei ha camminato su questi sentieri, molti
di essi erano già stati battuti, altre persone ci erano passate e per me
era stato semplice farle trovare strade già spianate. E' voluta andare
più a fondo però. Come forse nessuno aveva mai fatto. Non le ho mentito
una sola volta. Mai. Non le ho nascosto niente di me, tranne poche cose
che rimarranno sempre e solo mie come è giusto che siano.
La prima cosa che ho scritto di lei, a metà dicembre se non ricordo male, si concludeva con: io e te ci faremo del bene.
E così è stato. Su ogni fronte possibile.
Ed è una cosa veramente stupenda.
Non
c'è bisogno di troppe parole, quando due anime così si incontrano
bastano gli sguardi. Le parole servono solo a tradurre e specificare
quelle sfumature che potrebbero essere fraintendibili quando si è l'uno
di fronte all'altra.
Mi ricordo di quella sera in cui eravamo al bar
Cinzia, aperto da mezzanotte alle nove del mattino, credo fossero le
due. Eravamo io, lei e Mya, la sua vicina di appartamento, una ragazza
dai capelli ricci biondi e lunghi, un po' paffuta e un naso affilato,
gli zigomi alti e gli occhi di ghiaccio. Fissata da matti con i segni
del destino e le sensazioni. La sua storia passata l'ha segnata molto,
ci sarà tempo, forse, di raccontarne.
Insomma eravamo da Cinzia,
erano le due del mattino. E Mya parlava di qualche sua esperienza
simil-paranormale di segni e sensazioni appunto; il tavolo a cui eravamo
seduti era tondo, nessuno era davanti a nessno, ma ognuno aveva di
fronte l'altro. Io e Carmen avevamo la stessa espressione perplessa,
capivamo ciò che lei stava spiegando, ma non lo condividevamo a pieno.
E
in quel momento avevo scritto. Avevo scritto che Carmen quella sera
aveva bisogno di me, perché altrimenti non avrebbe retto tutto il
discorso che da un certo punto in poi era diventato abbastanza pesante
per restare ben concentrati.
Avevo scritto che nell'attimo in cui le
iridi si incrociavano, non occorreva aggiungere nemmeno un
impercettibile movimento del volto. Tutto era già chiaro. Tutto era già
spiegato.
Quando gliel'ho fatto leggere un po' si è spaventata, perché aveva percepito la stessa cosa.
E sì, ci siamo fatti del bene. E sì, ci faremo ancora del bene.
Qualche
sera prima non avevo dormito, ero rientrato a casa tardi e avevo tirato
a scrivere fino alle sette del mattino, orario in cui Carmen si era
svegliata e mi aveva scritto il buongiorno, o forse io le avevo scritto
per primo, non ricordo bene. Era ormai una domenica mattina, e la
conversazione su WhatsApp si era conclusa con un suo "Via, torno a
dormire perché sennò ti chiedo di venirmi a rapire e fare una
chiacchierata con te sul molo.", e un mio "Ci sto."
Dopo neanche
mezz'ora ero sotto casa sua, dopo un'altra mezz'ora eravamo a fare un
piccolo gioco di capoeira sul molo, all'alba. Lì ci siamo conosciuti.
Lei
ha cominciato capoeira ad ottobre, e subito è entrata nello spirito
della nostra scuola. Abbiamo fatto un video quella mattina. Lo ha ancora
lei nel cellulare, non ha la minima intenzione di mandarmelo, devo
trovare un modo per far sì che non vada perso. Come sottofondo avevamo
Mundo enganador di Carolina Soares, e non poteva esserci canzone più
appropriata.
Vivemos aqui nessa terra
lutando pra sobreviver
Num lugar onde poucos tem muito
e muitos sem ter o que comer
olhando isso fico triste
e mim pergunto qual è a solucao
sou feliz por ter a Capoeira
como forma de expressao
Capoeira è uma arte
e arte è obra de Deus
nessa terra eu nao tenho muito
mas tudo que eu tenho
foi Deus que me deu
(Viviamo qui su questa terra
lottando per sopravvivere
In un luogo dove pochi hanno molto
e molti con niente da mangiare
guardarlo mi rende triste
e mi chiedo quale sia la soluzione
Sono felice con la Capoeira
come forma di espressione
Capoeira è un'arte
e l'arte è opera di Dio)