lunedì 24 marzo 2014

Tasselli p.6

7 gennaio 2014

Da casa sua si sente il rumore del mare.
La tenevo tra le braccia, sul divanoletto di quel minuscolo monolocale; avrei voluto dirle mille cose belle, ma non riuscivo. E allora la tenevo stretta, il mio petto era il suo cuscino. Il suo respiro si mescolava al rumore delle onde.
Poche volte nell'arco della mia breve vita avevo provato una sensazione di pace e serenità così profonda.
Ci eravamo addormentati così, con quella sensazione di caldo piacevole in tutto il corpo, nonostante fosse il giorno di Befana e fuori ci fossero sei gradi.
Con la TV accesa e Joel Barish che cercava in tutti i modi di non dimenticare la sua Clementine.
Mi addormentai con il suo corpo dolcemente stretto al mio, mentre fuori il mare faceva le fusa come un gatto davanti al camino.

Era nel piccolo angolo cucina a metter su l'acqua per una pasta in bianco delle undici di sera.
Mi ha guardato e mi ha chiesto.
-Cosa ne pensi di noi due?-
Il tono era calmo e tranquillo, era sinceramente interessata a ciò che provavo e pensavo.
Ma io cosa pensavo?
Fondamentalmente non volevo pensare a niente.
Se in quel momento mi fossi messo a pensare e riflettere sul rapporto tra me e lei avrei mandato sicuramente a puttane tutto il lavoro fatto su di me fino a quel momento.
(15:10)
Tra qualche settimana dovrò dare finalmente sto cazzo di esame.
Ora sono qua ad ascoltare cose che teoricamente dovrebbero servirmi.
Stanno parlando di come verrà dato il giudizio finale, secondo quali criteri, non sappiamo ancora quanto peso avrà l'esame rispetto al corso e allo stage.
Parlano di numeri e percentuali.
Non mi dispiace stare qua, ma al tempo stesso preferirei essere altrove.
Una ragazza del corso serale hai capelli verde mare. E mi viene in mente il film che abbiamo visto ieri sera.
Sto già associando a lei molte cose. L'odore d'incenso nella piccola stanza, le notti passate abbracciati con la sete e il caldo ai limiti del sopportabile nonostante siamo ai primi di gennaio.
-Si risparmia sul riscaldamento.- dico io.
Le canne fatte e quelle rifiutate.
Io che vorrei baciarla, ma mi controllo; lei che se ne accorge, apprezza e arrossisce.
Ed è così bella quando le sue guance assumono quel colore caldo e dolce. Sembra una bambina.
La sua mano che accarezza il braccio all'altezza della mia maglietta.
L'attimo in cui volta il viso e mi guarda, e io non ci capisco più un cazzo e inevitabilmente mi domando perché.
Come quando era in piedi davanti a me, in tutta la sua femminilità, mi ha guardato e si è sciolta i capelli.
Stavo parlando, ma non saprei più dire di cosa.
Il mondo si è fermato per fare spazio ai suoi capelli.
E' stato come vedere un'aurora boreale, uno di quegli spettacoli che vedi una volta in tutta la vita, se hai fortuna.
Il mio mondo si è fermato come se avessi visto lo sbocciare di un qualche fiore unico nella sua specie.
Ed era bella.
D'una bellezza che non avevo mai visto prima.
Era dolce, d'una dolcezza che non avevo sentito mai.
Proprio ieri mi domandava cosa intendessimo per bellezza tutti noi che le diciamo esser bella.
E' ciò che sto provando a spiegare.
A volte è difficile, le parole si ingarbugliano tra loro e il cuore si mette in mezzo.
Quando si è con lei, tutti diventano ammantati di una luce divina che li rende belli.
Ha la forza di una guerriera e al contempo la fragilità del cristallo e la dolcezza di un petalo bagnato di rugiada mattutina.

Tasselli p.5

24 dicembre 2013

Sembriamo due animali percossi.
Ci giriamo attorno, siamo attratti l'uno dall'altra, ma ci hanno picchiato in passato.
Conosciamo bene l'odore del sangue e della paura.
Sapremmo pure fare a fare del male, ormai abbiamo imparato mille modi, persino i più subdoli.
Eppure decidiamo di sorriderci.
I nostri occhi sono profondi e caldi. Nei tuoi vedo un po' dei miei.
Sono le pupille di due anime che hanno sofferto tanto e amato ancora di più.
La vedo la paura.
Sento che l'aria è pura e pulita, ma al tempo stesso c'è qualcosa che ci impedisce di essere noi stessi a cuore aperto.
Sono felice di non averti incontrata prima.
Perché tutto cià che abbiamo passato ci ha portato ad essere le persone che siamo. E sei bellissima.
Insieme lo siamo anche di più.
Riposati qua, le mie sono braccia sicure, sono pilastri di marmo rivestiti di coperte calde e morbide. Riposati e fai prendere fiato al cuore.
E lo so che preferisci parlare piuttosto che leggere qualcosa di scritto. Ciò che è scritto però rimane. Non si dimentica, non si possono fraintendere le frasi.
Tu hai addosso la bellezza di chi ha sofferto, di chi ha camminato scalzo tra la merda e il male e il dolore.
Di chi ha visto il peggio e nonostante questo ogni giorno esce di casa con un sorriso che squarcia le nuvole.
Grazie a te ho imparato ad amare il sole.
Siamo persone che hanno visto troppo, hanno combattuto sempre per gli altri e poco per loro stessi.
Ora pensiamo a noi.
Riposati se sei stanca, chiudi gli occhi.
E se devi piangere fallo.
Non pensavo che tu potessi essere una ragazza così fantastica.
Hai gli occhi di fuoco.
Sei bollente.
E ti meriti qualcuno con cui poter abbassare la guardia senza aver timore. Con il tempo, mi piacerebbe imparare ad essere quel qualcuno.
Grazie, Carmen, di far parte della mia vita.
Che ogni giorno possa essere sempre Natale.
Auguri uragano di donna.

mercoledì 19 marzo 2014

Spazzolini da denti

Era un mese fa, e mentre dormivi abbracciata a me mi hai domandato se per me tu fossi solo una specie di "donna di compagnia". Mi sono sentito quasi offeso da quella frase, perchè davvero, tu la vita me l'hai cambiata e lo sento il rumore delle onde e il caldo di casa tua.
C'è ancora il mio spazzolino da denti nel tuo bicchiere.

domenica 16 marzo 2014

Quindici minuti


"Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica. E c'è
elettricità nell'aria. Puoi quasi sentirla... mi segui? E questa busta
era lì; danzava, con me. Come una bambina che mi supplicasse di giocare.
Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta
un'intera vita, dietro a ogni cosa. E un'incredibile forza benevola che
voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura. Mai. Vederla sul
video è povera cosa, lo so; ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di
ricordare. A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla... Il mio cuore sta per franare."

Scrivere

"Mi incuriosisce di più morire, mi dispiace solo che non potrò scriverne"
Tiziano Terzani

sabato 15 marzo 2014

37 non è febbre

Mia madre ha sempre detto che 37 non è febbre, o forse era la mamma di Giulia che lo diceva? Non mi ricordo esattamente, fatto sta che qualcuno me lo ha detto spesso. 37 è la temperatura che mi fa più girar le palle invece, perché non puoi far niente, ma sei comunque consapevole della tua condizione di pseudo-malato. E' un limbo strano. A tratti hai appetito e a tratti no, oggi ho mangiato fette biscottate e miele e bevuto tisane come se non ci fosse un domani, ora non faccio altro che andare a pisciare, ovviamente. E insomma, finchè hai un po' di raffreddore ma nessun tipo di rincoglionimento te la cavi anche; quando la temperatura sale a 38 e oltre sei talmente rinco che nemmeno ti rendi conto di quel che fai e non puoi far altro che dormire. Ma 37 è il dramma più totale. Quando poi sei a 36,9 è anche peggio, perché nessuno la considera febbre (perché effettivamente non lo è) e quando dici che non ti senti tanto bene si chiedono se magari hai bevuto troppo la sera prima.
E quindi me ne sto ancora nel letto, a sperare di esser meno rincoglionito domani mattina. Mi riprovo la temperatura, va'.

Carmen ieri mi raccontava di un dialogo sotto la doccia. C'era francesca, la nuova arrivata, che ragionava di un possibile interessamento verso una donna, era però preoccupata dal fatto fisico. Nello spogliatoio c'era anche Simona, Simona convive da due anni circa con una ragazza, ed è più uomo dentro che donna. Carmen e la Simo si son guardate, c'era un'ovvia intesa tra di loro. "Stai tranquilla, Fra, che quando ti innamori, del fisico non ti interessa niente." aveva detto Carmen.
Ero felice mentre me lo raccontava, sapevo che in quel poco tempo in cui ci eravamo frequentati aveva capito realmente chi ero, si era innamorata di me andando oltre il corpo. Si era innamorata di me, come io mi ero innamorato di lei.
Trovi certi occhi in giro, per le strade, che ti rimangono incastrati tra le ciglia. Non potranno mai essere tuoi, perché nessuno appartiene a nessuno e niente è nostro, ma siamo energia, siamo noi stessi quegli occhi e quello che ci hanno lasciato nel momento stesso in cui hanno incrociato i nostri. Quando cammino sento ancora i loro passi accanto ai miei. C'è nostalgia, dentro, per qualcosa che non hai mai avuto l'opportunità di vivere. Nostalgia per i piatti mai lavati insieme, per il momento esatto in cui uscendo da far la spesa ed entrando in macchina già sapevi che tutta quella era una bellezza talmente grande e talmente forte che avrebbe avuto la stessa durata di una scintilla.

E comunque sto ancora a 37.

20:43

Allora. Sono le 20:43 e sono nel letto a sentire un monologo di Terzani sulla vita e sul dolore. Ho qualche linea di febbre e mi bruciano gli occhi, com'è normale che sia dopo aver passato tutto il giorno davanti al computer. In questo periodo sto bene, sono quasi felice direi, e a parte qualche disagio nel sistema immunitario tutto va abbastanza bene. Gente si fa avanti per farsi fare tatuaggi, riesco a gestire civilmente (per il mio bene) i rapporti con gli altri e conosco persone stupende. Finalmente vivo. A gennaio, io sono stato un passaggio per Carmen e lei lo è stato per me. E non c'è niente di più bello al mondo. Non ha senso starsi a lamentare per quello che non si ha, la vita fa schifo e bla bla bla sì ok, e se non ci puoi far niente è inutile pure starci a sprecare energia dietro. Piuttosto preferisco pensare che sono arrivato dove sono ora, mi guardo allo specchio e mi piaccio, non sarò un figo ma chi cazzo se ne frega, sono io e mi vado bene così. A fine anno mi opererò, se dio vuole, ma non ho fretta.
Due persone hanno detto che negli occhi ho nascosto delle cose per la persona giusta, ma nemmeno mi sbatto più di tanto per cercarla. Mi piace conoscere persone e filtrare quelle che possono farmi del bene e alle quali posso io far del bene e quali invece no, e questo non potrà far altro che farmi star meglio.
Stasera gli altri sono al compleanno del Virgi, io no, è stato meglio stare a casa e evitare un contagio di massa e un peggioramento mio. E un po' può essere interpretata metaforicamente. Se le mie energie sono in disequilibrio, è inutile andare in un ambiente dove sai che porteresti altro disequilibrio. Riallineati con te stesso e poi vai, gioverai sicuramente di più a tutti.

E poi pensavo, che ci posso fare, io mi innamoro di tutte le persone con cui mi trovo in sintonia estrema, alla fine è un modo per amare anche me stesso e quello che ho intorno.

mercoledì 12 marzo 2014

Tasselli p.4

-Sei solo stanco di essere solo, perché fondamentalmente è così che ti senti. Hai un potenziale che nessun altro ha e la tua voglia di accompagnarti con una ragazza ti porta a dare e a regalare quell'amore che hai dentro a chi incontri nel tuo cammino, ma che poi alla fine non è altro che un passaggio. Hai una passione dentro che Dio solo sa descrivere. E ne hai talmente tanta che sei riuscito a buttare già il mio muro. Cosa che nessuno mai era riuscito a fare fino ad oggi. Tu ci sei riuscito, perché hai auto costanza e determinazione. Sei bello, sei bravo, sei passionale, sei un fuoco che arde di un calore tanto forte quanto morbido e accogliente. E tutto questo non spaventa, ma lascia senza parole. Sei un cavaliere che va in giro con cuoio e paglia, sì, ma Dio solo sa quanto può essere forte la paglia e quanto può essere duro il cuoio. Sei un gran cavaliere. E non ti puoi fermare, non devi. Non è ancora il momento. Non è il tuo momento. Esiste una cosa che non finisce mai, quella cosa si chiama emozione. Quella non finisce.-
-Le persone in quanto esseri fisici finiranno sempre, qualsiasi cosa ha un termine, ma non si distrugge. Si trasforma e si rinnova. In qualcosa di diverso.-
-In qualcosa di bello.-
-E' energia. Tu sei energia.-
-Siamo tutti energia.-
-Non ha senso privarsi di qualcosa che ci fa stare bene adesso. Per questo sono costante in tutto.-
-No, ma bisogna saperlo gestire.-
-Ovvio.-
-Sennò ti fai male. Lo so che lo sai.-
-Carmen, perché questi discorsi? Sto rispettando tutto quello che dici di provare o non provare. Qual è il punto della questione? Dove vuoi arrivare? Non è detto che ci sia per forza un punto. Non dirmi però cose come "non sono io la tua, non sono io che ti merito" et simili, perché abbiamo scelto entrambi ancora prima di averlo chiaro in testa. E non si tratta nemmeno di scelte. Sono sensazioni che segui e quando le contrasti ecco che ti fai male. Perché blocchi il flusso.-
-Certo, si chiama vita questa. Avere il mondo addosso e poi senza neanche accorgertene tutto sparisce. E non voglio affrontare questi discorsi. Perché io non sono nessuno per dirti se sono cosa giusta per te o no. Te l'ho detto perché l'ho pensato, ma adesso basta.-
-Io ho scelto te come un contadino sceglie la terra dove seminare. Come dicevi ad Antonio: il contadino sa e basta. Percepisce.-
-...-
-E comunque non è vero che non sei nessuno.-
-Mmm... Va beh... Che mondo sta Capoeira.-
-Quando vai contro te stessa ti stanchi, tienitelo come un post it sulla fronte. Qualsiasi sia la tua strada seguila, e se mi vedi accanto a te prendimi, perché io ti ho già presa. So continuarlo da solo questo sentiero, ma in due, due come possiamo essere io e te tutto diventa la nostra "palestra".-
-Toru, mi metti cose nella mente che non mi appartengono.-
-Io in testa non ti metto nulla. Ti dico quello che penso, quello che mi fai provare tu come anima, come persona. Te segui te stessa, che a me so pensarci da solo.-
-Questo lo dici te, se con te mi confronto, ti ascolto, mi ascolti, avviene uno sambio di opinioni. Quindi tu metti cose in testa a me e io cose in testa a te.-
-Ma bisogna filtrarle.-
-Tu non sai in realtà quello che io penso realmente di te. Di quello che abbiamo condiviso. Se ci pensi, oltre a farti dei complimenti, oltre a vivere giorno per giorno con me in questo periodo, tu sai solo quello che ti ho voluto dire. Quello che ti ho voluto raccontare. Ma quello che veramente ho dentro non lo sai. Non sai quello che provo, perchè alla fine non te l'ho mai detto. Non sai realmente cosa ho dentro di tutta questa esperienza accanto a te. E tanto meno voglio raccontartela. Me la porto con me nel sonno, e va bene così.-

martedì 11 marzo 2014

Malattia

"Scrivere è una malattia, come la perla."
(R. Musil)

Alanis Morissette - Thank U (Official Music Video)

Tasselli p.3

Le avevo accarezzato il viso, domandandole se avesse mai fatto l'amore.
Lei aveva annuito.
-Con te si può fare solo quello.-
Avevo socchiuso gli occhi, una barriera sotto lo sterno era andata in frantumi.
E' stato in quel momento. E' stato in quel momento e in pochi altri attimi, che ho sentito l'universo intorno e tutto il mondo fisico farsi rarefatto e scomparire quasi. Eravamo parte dell'energia cosmica, eravamo potenziale allo stato più ancestrale. Ioelei. Così, tutto attaccato, come lo eravamo noi.
La guardavo e i suoi occhi sprofondavano tra le mie pupille. Sì, lo ripeto di nuovo, è che nei suoi occhi io ci ho visto la vita. Ho visto tutti i suoi ventidue anni condensati in un'iride castana. Ogni sfumatura era una parte diversa del suo passato.
Intorno l'aria era rossa tenue. Rossa come velate di rosso erano le sue guance. 
E le sue labbra che si fondevano con le mie ridavano nuova linfa al mio corpo stanco del troppo vagare errante.
Ad un tratto mi sono bloccato e l'ho guardata, ho sentito il petto esplodere da quanto bello fosse il suo volto e dall'espressione che aveva in quel momento.
-Una cosa giusta l'ha fatta tua madre.- avevo sussurrato, stordito.
Lei mi aveva guardato.
-Cosa?-
-Te.-

Pausa delle cinque

Dal mare si sente il rumore di casa sua.
La spiaggia dopo il temporale é un uomo dopo una crisi di nervi, duro e compatto, non ci sprofondi. Ha la calma della stanchezza, lo sciabordio dei pensieri. Il cielo é sempre carico di nubi scure, in lontananza vedi un colore arancio tenue. si sentono ancora i tuoni che vanno su altre sponde. Mi viene alla mente Laura e quella sera della pizza sul muraglione. Era buio, c'era una tempesta in arrivo e vedevamo nitidi i lampi. Mi aveva detto che noi eravamo come loro. Delle luci abbaglianti solo per degli istanti.
Comincia a piovere.
E con quell'unico gesto che mi piace nei fumatori, me ne vado.

lunedì 10 marzo 2014

Guaranteed

Ascolta

Ascolta, c'è qualcosa che on va, perchè tutto qua sa di te.
C'è il profumo di casa tua quando apro l'armadio. C'è il profumo dei tuoi occhi sulle mie palpebre.
E' rimasto tutto attaccato addosso. Mi sei rimasta incastrata tra le ciglia e nelle pieghe delle mani. 
Difficile. Sarà molto difficile riprendere a camminare senza cercare il suono dei tuoi stivali accanto ai miei piedi.

Il viaggiatore errante continua per il suo sentiero non segnato. E' lui stesso ad aprire nuove strade nel deserto.
Capita a volte che incroci delle orme. Le segue, e sempre lo conducono ad un'oasi grazie alla quale può stendersi e far riposare l'anima.
Ha il volto coperto da un velo scuro, solo lo sguardo è scoperto. Le piante dei suoi piedi sono bruciate dalla sabbia rovente, ma egli è abituato. Ha dei piedi adatti al terreno che scotta. Le sue sono gambe forti che non lo tradiscono mai. 
Una volta ristorato riprende il suo cammino, sa che quell'oasi non è sua, niente gli appartiene, è tutto una sua parte intrinseca.
Il guerriero è fatto delle stesse molecole del mondo che lo circonda.
E' il mondo stesso e ogni persona che condivide il suo cammino lo sa, sono i suoi occhi a parlare.
Le parole sono solo un mezzo per dissipare i fraintendimenti. Egli parla con gli occhi e con i movimenti del suo corpo.
I sentieri sono creati dai suoi piedi e da quelli degli altri viaggiatori come lui.
Quando il guerriero viaggiatore incontra uno come lui, puoi vedere entrambi che danzano al ritmo del cosmo.

Masticando l'asfalto

E pensare che non ero nemmeno più tanto convinto di partire per Treviso. Ieri non volevo più venir via. Sono andato a trovare i ragazzi del gruppo di capoeira di lassù.
Avrei dovuto vedere Laura, volevo darle la bozza del libro che ho pubblicato da poco, dato che la riguarda. Dentro ci ho messo molte cose che ho scritto qui, ma devo sistemare dei dettagli che altrimenti capirei solo io e pochi altri.
Avrei dovuto vederla, ma alla fine (e me lo immaginavo) ha detto che non riusciva a venire. E' riuscita a diplomarsi finalmente a quel cazzo di conservatorio e domenica faceva una festa. Sicchè nulla. Penso che passerà davvero molto tempo prima che possa esserci un'altra possibilità del genere, anche se a maggio andrò a Jesolo per il cambio di cintura. Dubito che avrà la possibilità e/o la voglia di fare un salto.
Nonostante tutto ho riconfermato la mia voglia di viaggiare, di non stare fermo in un punto. Il viaggiatore errante che ho dentro scalpitava come un cavallo in fermento. Ho voglia di mangiare l'asfalto, di bere le carreggiate e abbracciare le nuvole. Ho voglia del mondo.
Ho voglia di camminare. Di conoscere gente nuova, di scoprire i loro cuori, le loro storie.
Voglio condividere con loro la mia pelle.

Namastè

“Lo spirito che è in me riconosce lo spirito che è in te”. 
Quando incrociate lo sguardo di una persona, salutatela dicendo mentalmente “namasté”: in questo modo riconoscerete che l’essere là fuori è lo stesso che avete dentro di voi. 
Così facendo, il vostro interlocutore riconoscerà a un livello profondo il linguaggio del vostro corpo, la vostra espressione e il vostro tono. In pratica, la vostra essenza. Anche se si tratta di un saluto silenzioso, egli recepirà in maniera più o meno consapevole il rispetto implicito del vostro saluto.

[cit.]

venerdì 7 marzo 2014

Aneddoti da FtM p.1 - Il padre di me stesso

Due giorni fa sono andato dall'Eyespace a farmi rifare un paio d'occhiali, dato che quelli che avevo mi sono stati fottuti quando mi hanno frantumato il vetro della trauMatiz.
Con cinquanta euro me la sono cavata egregiamente, ma il punto della questione è un altro.
Verso le sette e mezzo di questa sera mi chiama un numero fisso al cellulare.
"Pronto" rispondo, con la voce un po' arrugginita.
"Siamo dell'Eyespace, parlo con De Paola?" sento dall'altra parte; che poi tra l'altro nemmeno l'avevo capita la parola Eyespace da quanto la lingua dell'ottico si era inerpicata tra la s e la p e poi scivolata giù sulla c.
"Sì, mi dica."
E qui arriva il bello.
"Sua figlia ha lasciato la ricetta del dottore qua da noi."
Mia figlia sarei io, quindi.
Rispondo che la passo subito a prendere, tanto sono in giro con la macchina, e quelli mi rispondono con un "Bravo".
Le meraviglie di avere una voce e un corpo che non corrispondono ormai più ai tuoi documenti.

Niente da capire


Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve,
che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore.
È giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male,
io non ti invidio niente,
non ho niente di speciale.
Ma se i tuoi occhi fossero ciliege io non ci troverei niente da dire.
E non c'è niente da capire


Tasselli p.2

Il Natale lo abbiamo passato insieme. 
Io, lei e Bologna.
Bologna, teatro, palcoscenico e protagonista di quel che ero stato dal gennaio scorso fino a quel momento. Solo poche settimane prima c'ero tornato per conto mio, a ritrovare alcuni luoghi e constatare che molte cose erano accadute realmente, per realizzare che Laura era esistita sul serio e ancora esisteva. Tornare in quelle strade da solo era stato al limite del surreale. A Carmen ne avevo parlato e quando lei stessa mi aveva proposto di passare una giornata io e lei su quel cemento, un po' mi ero spaventato.
Chi era questa ragazza? Ventidue anni distribuiti in un corpo slanciato, uno sguardo fiammeggiante di vita. Una pelle olivastra, curiosa nei confronti del mondo. Al pari del nome, quasi sembra straniera tra la gente. Cammina per le strade sicura dei suoi piedi. Le mani affondate nelle tasche del cappotto verde oliva o in quello marrone di pelle. Quando le tira fuori da quei nidi le vedi fasciate in quei suoi guanti di lana neri o bianchi pieni di brillantini.
Un solo orecchino, a sinistra, grande.
La mattina di Natale ne aveva due, uno l'ha perso in ascensore.
Chi era questa ragazza che voleva passare il Natale con me? Ci conoscevamo sì e no da due mesi. Era entrata a far parte del gruppo di capoeira ad ottobre, insieme a Sigur. Entrambi si erano ambientati subito; mi aveva fatto un bell'effetto, io cominciavo a prendere un mio spazio e a conoscere tutti gli altri solo in quei mesi.
E quindi io, lei e Bologna.
Io che rimango a dormire da lei a vigilia, dopo una serata devastante ad una festa in piazza in cui la Ciulia aveva bevuto molto più di quanto potesse reggere.
Dopo averla accompagnata a casa, insieme ad altri due nostri amici, avevo raggiunto Carmen a casa del Baobab. 
Lui che ci racconta il suo viaggio in Grecia con la Vespa, tra un tiro di canna e l'altro. Io che cerco di non farmi battere troppo il cuore e non tremare le gambe quando Carmen mi guarda.
Non era il momento giusto per farlo affaticare, il cuore. Ma si sa com'è, quello col cazzo che lo tieni imbrigliato. E' come quando vedi per la strada quelle signore in bici che portano a spasso il cane al guinzaglio. Che praticamente è il cane che le porta dove gli pare. Loro non possono che autoconvincersi di avere il controllo della situazione.
Al momento dei saluti, quando ormai ci stavamo per lasciare la casa alle spalle, abbiamo portato con noi un sasso del giardino. Di quelli bianchi e grandi, senza un vero motivo. Del fatto che avrebbe poi trovato una collocazione più che perfetta, in quel momento ne eravamo inconsapevoli.
Non mi aspettavo niente da lei. Non volevo aspettarmi niente, anche se sentivo l'anima dare i primi cenni di "effetto elastico". Quelli del tipo "più provi a non pensarci e meno ci riesci".
Quella notte abbiamo dormito insieme, abbracciati e fronte contro fronte.
Bologna sarebbe stata tutta nostra. Completamente e solo nostra.
E così è stato. 
La mattina dopo abbiamo preso il treno al volo, in dieci minuti eravamo arrivati da casa sua alla stazione, passando due o tre semafori rossi. Invece che obliterare il biglietto, ci avevo scritto con la penna. In questo momento è attaccato con la plastilina al muro dietro alle mie spalle, sopra il comodino.

A riscriverle così le cose perdono il 70% della magia che avevano al momento.

Lei è il tipo di ragazza che potrebbe permettersi di avere chiunque accanto, ma non si accontenta. Sa adattarsi alle situazioni, ma se non trova il suo esatto colore complementare piuttosto dice no; ma ci prova, fino in fondo.
Oggi mi ha scritto che le è tornata in mente, Bologna. L'ha definita la città del tutto e del niente. E come già avevo scritto:
Bologna pulsa. Pulsa di ogni cosa. Di gente, di passi, luci. E' un cuore pulsante che va, a prova di infarti e collassi e carenze d'amore.
E so che si è ricordata del treno preso al volo, degli sguardi furtivi e di quando abbiamo camminato abbracciati sotto ai portici. So che si è ricordata di quando eravamo al parco della Montagnola, davanti alla stazione, e il cadere di una foglia mi ha fatto venire in mente la scena della busta di American Beauty, glielo avevo detto, ma lei non sapeva a cosa mi stessi riferendo; così le ho fatto vedere il video di quello spezzone di film. Sembrava di essere in un altro mondo. 
So che si è ricordata del viottolo dove ci siamo fermati per fumarci una canna, seduti sui gradini di un portone. Non ci importava dell'orario, il cielo era rosa, si avvicinava il crepuscolo. Noi guardavamo gli angoli delle case e la gente che passava e le luci di Natale che si erano accese con l'avanzare dell'ombra. Sicuramente le è passato davanti agli occhi il mercatino in cui si è voluta fermare quando dovevamo prendere il treno del ritorno. Sono uniche le donne quando fanno così. Sembrano al tempo stesso delle bambine ad un'uscita domenicale con i genitori e delle donne sapientemente sicure della loro femminilità. Ce lo siamo girato tutto quel mercatino. Andando poi verso la stazione ci siamo imbattuti in un gruppo di ragazzi che cantavano canzoni dal ritmo incalzante. Ho guardato Carmen nell'attimo esatto in cui lei si stava voltando per guardare me. Negli occhi balenava la scintilla che solo un capoeirista sa riconoscere. Il ritmo della musica che corre nelle vene e ti fa scattare l'impulso di dare inizio ad un gioco di capoeira, così, davanti ad un arco, nel bel mezzo di una piazza. Ma per terra c'era bagnato e stavamo per perdere il treno, di nuovo. Dentro di noi, avevamo già fatto il più bel gioco di sempre.
Con una come Carmen basta agganciarsi nelle sfumature delle iridi per capire.
So che anche per lei, il Natale che abbiamo passato insieme è stato una parentesi evanescente di un inverno meno freddo del solito

Kairos

E si insomma, stasera Fabien mi ha detto che probabilmente lei era con gli altri al Kairos. Tornando verso casa mi sono fermato nel parcheggione lì vicino, mi sono detto "scendo, vado a vedere se fosse lì per davvero, faccio un saluto e vengo via."
Sono rimasto in auto credo una mezz'ora a riflettere se fosse il caso o meno. Conosco anche io le persone con cui era, ma se non fossero stati lì? Sarei entrato, avrei detto a Saverio che facevo un salto solo per salutare. E già passi da pirla. Metti che non c'erano, "ah no guarda che non ci sono", pirla due volte. Metti che c'erano. Panico totale. Pirla tre volte. Sicchè ho messo in moto e son partito, son passato davanti all'enoteca e m'è parso d'avere intravisto il suo giubbotto di pelle marrone, neanche cinquanta metri più avanti ho parcheggiato di nuovo e mi sono avviato verso l'entrata. Ma poi di nuovo i pensieri di prima son tornati più forti e ho fatto retrofront.
Insomma, un po' di buonsenso dai. Magari si sta divertendo e arrivi te e sicuramente le fa piacere, ma non se l'aspetta, magari è con quel ragazzo che ha conosciuto l'altra sera e mica puoi fare il guastafeste, suvvia. M'è scappato un No ad alta voce, ho preso e sono montato in auto, messo in moto e sono andato a casa.

Tasselli p.1

(E okay, ho parcheggiato dove non dovevo e il carrattrezzi ha fatto il suo dovere; Carmen è stata chiara fin da subito, siamo stati bene insieme, e sono veramente contento di come ho gestito la situazione, di come abbiamo gestito insieme la situazione. E okay, l'Alice sabato sera ha lasciato in macchina una borsa e mi hanno spaccato il vetro della macchina rubando tutto.
Ma porco cazzo. Che mi sia stato rubato anche il taqquino con tutti gli scritti da ottobre fino ad ora no. Mi fa girare le palle neanche fossi un elicottero.
e pensare che avrei voluto anche trascrivere qui qualcosa, ma alla fine avevo sempre procrastinato. E' rimasto solo qualcosa, solo qualche frammento, spero fosse l'essenziale. Voglio cercare la motivazione, tutto ha qualche motivo, forse non è necessario capirlo adesso.
Maggiore attenzione, non solo ai dettagli, ma ai contesti, tenere la corda alla giusta presa. Nè troppo nè troppo poco.)

E' difficile, è stancante.
Un tassello di me stesso è stato in mano a degli sconosciuti.
Qualcosa è andato irreparabilmente perduto.
E' che Carmen mi ha fatto innamorare del mondo, e quello che c'era scritto era di come il cuore mi batteva forte anche solo a svegliarmi la mattina presto per accompagnarla a lavorare ed essere felice perchè c'era il sole.
E' che nei suoi occhi io ho visto la vita.
Ho visto una vita degna di essere vissuta, ho visto una guerriera che come me non si è mai arresa, sempre con la situazione in mano, sempre in piedi nonostante fosse stata tante volte impantanata nella merda. Nonostante una famiglia alle spalle mutilata. Una guerriera che si alza e cammina sempre, che vuole il meglio per lei, che si ama e che si basta da sola.
Da lei ho imparato questo. Ad amarmi.
Sto imparando. A volte mi servono dei ripassi, ma ci siamo.
E' stata una scintilla, l'ultimo colpo di defibrillatore che ti fa tornare a respirare.
Lo schiaffo che ti riporta ad uno stato di coscienza vigile.
E giuro, il mio taqquino forse gettato nel canale che c'era lì accanto è come immaginare di vedermi morire tra le braccia una persona amata.


quale allegria,
cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino


Rido, canto e faccio casino. Faccio finta di essere un bambino alle persone che incontro. Da venerdì scorso mi sono divertito a ballare nei pub, a ballare con qualche ragazza solo per il gusto di vedere un bel viso sorridere. Tornare a casa a piedi alle 5 del mattino e dormire insieme a un'amica senza che assolutamente succeda niente. Sto bene, cristo, finalmente sto bene. Ok, sì, son sempre io e ho ancora il pallino di una ragazza accanto con cui stare bene, e ok, ho pensato che Carmen potesse esserlo, perché mi ha davvero ribaltato il mondo e i punti di vista, e anche se non è così non importa, vuol dire che è giusto in questo modo.

Era di fronte a me quando mi ha guardato, e ho capito di essere come una foresta con infiniti sentieri. Come la foresta di Alice nel Paese delle Meraviglie. Con tanti segnali nascosti. Lei ha camminato su questi sentieri, molti di essi erano già stati battuti, altre persone ci erano passate e per me era stato semplice farle trovare strade già spianate. E' voluta andare più a fondo però. Come forse nessuno aveva mai fatto. Non le ho mentito una sola volta. Mai. Non le ho nascosto niente di me, tranne poche cose che rimarranno sempre e solo mie come è giusto che siano.
La prima cosa che ho scritto di lei, a metà dicembre se non ricordo male, si concludeva con: io e te ci faremo del bene.
E così è stato. Su ogni fronte possibile.
Ed è una cosa veramente stupenda.
Non c'è bisogno di troppe parole, quando due anime così si incontrano bastano gli sguardi. Le parole servono solo a tradurre e specificare quelle sfumature che potrebbero essere fraintendibili quando si è l'uno di fronte all'altra.
Mi ricordo di quella sera in cui eravamo al bar Cinzia, aperto da mezzanotte alle nove del mattino, credo fossero le due. Eravamo io, lei e Mya, la sua vicina di appartamento, una ragazza dai capelli ricci biondi e lunghi, un po' paffuta e un naso affilato, gli zigomi alti e gli occhi di ghiaccio. Fissata da matti con i segni del destino e le sensazioni. La sua storia passata l'ha segnata molto, ci sarà tempo, forse, di raccontarne.
Insomma eravamo da Cinzia, erano le due del mattino. E Mya parlava di qualche sua esperienza simil-paranormale di segni e sensazioni appunto; il tavolo a cui eravamo seduti era tondo, nessuno era davanti a nessno, ma ognuno aveva di fronte l'altro. Io e Carmen avevamo la stessa espressione perplessa, capivamo ciò che lei stava spiegando, ma non lo condividevamo a pieno.
E in quel momento avevo scritto. Avevo scritto che Carmen quella sera aveva bisogno di me, perché altrimenti non avrebbe retto tutto il discorso che da un certo punto in poi era diventato abbastanza pesante per restare ben concentrati.
Avevo scritto che nell'attimo in cui le iridi si incrociavano, non occorreva aggiungere nemmeno un impercettibile movimento del volto. Tutto era già chiaro. Tutto era già spiegato.
Quando gliel'ho fatto leggere un po' si è spaventata, perché aveva percepito la stessa cosa.
E sì, ci siamo fatti del bene. E sì, ci faremo ancora del bene.

Qualche sera prima non avevo dormito, ero rientrato a casa tardi e avevo tirato a scrivere fino alle sette del mattino, orario in cui Carmen si era svegliata e mi aveva scritto il buongiorno, o forse io le avevo scritto per primo, non ricordo bene. Era ormai una domenica mattina, e la conversazione su WhatsApp si era conclusa con un suo "Via, torno a dormire perché sennò ti chiedo di venirmi a rapire e fare una chiacchierata con te sul molo.", e un mio "Ci sto."
Dopo neanche mezz'ora ero sotto casa sua, dopo un'altra mezz'ora eravamo a fare un piccolo gioco di capoeira sul molo, all'alba. Lì ci siamo conosciuti.
Lei ha cominciato capoeira ad ottobre, e subito è entrata nello spirito della nostra scuola. Abbiamo fatto un video quella mattina. Lo ha ancora lei nel cellulare, non ha la minima intenzione di mandarmelo, devo trovare un modo per far sì che non vada perso. Come sottofondo avevamo Mundo enganador di Carolina Soares, e non poteva esserci canzone più appropriata.

Vivemos aqui nessa terra
lutando pra sobreviver
Num lugar onde poucos tem muito
e muitos sem ter o que comer
olhando isso fico triste
e mim pergunto qual è a solucao
sou feliz por ter a Capoeira
como forma de expressao
Capoeira è uma arte
e arte è obra de Deus
nessa terra eu nao tenho muito
mas tudo que eu tenho
foi Deus que me deu


(Viviamo qui su questa terra
lottando per sopravvivere
In un luogo dove pochi hanno molto
e molti con niente da mangiare
guardarlo mi rende triste
e mi chiedo quale sia la soluzione
Sono felice con la Capoeira
come forma di espressione
Capoeira è un'arte
e l'arte è opera di Dio)