martedì 7 febbraio 2017

C'è un dottore in sala?

Piove e non potrebbe esserci sfondo migliore.
Adesso sta facendo male, un po' come le ferite che mi sono fatto andando a pattinare senza i calzini giusti. Lì per lì erano solo brutte a vedersi; poi, con il processo di guarigione, hanno pure cominciato a fare male.
Adesso c'è una bella crosta che tira. La carne è protetta, per carità, sicuramente sta guarendo con i suoi tempi. Ci vorrà ancora un po' però.
C'è un dottore in sala?
Acqua ossigenata per il cuore ne avete?
Neomercuriocromo cerebrale? Dobbiamo fare un'animoscopia?
Non so, è come se qualcosa che prima era pseudoliquido adesso si fosse indurito e cementato nel petto. Tutta la zona petto, proprio là. Se prima era in allarme rosso, ora proprio c'è la morte generale.

Quindi niente dottori eh?

oh baby baby

Fa strano incrociarti come una qualsiasi altra persona. 
Come una qualsiasi persona nel mondo.
Ma per quanto possa apparire brutto, va bene così. E' questo il momento in cui ti è permesso di fare esperienze.
Hai l'età giusta, a vent'anni hai la possibilità di commettere tutti gli errori che vuoi.
Quindi vivi, sbaglia. Sbaglia più che puoi.


But remember that's a lot of bad and beware.

Oh, baby, baby. It's a wild world.

"Roma è un destino, è un apice della trama cosmica."
Dici che è vero? Eh, Gianfranceschi? L'hai scritto tu, insomma.
Roma qualcosa di magico, seriamente, ce l'ha.
Forse è per questa cosa dei monumenti. Tutto ci ruota attorno, il traffico, la gente, i baci, gli insulti e le carezze. E loro stanno là fermi da duemila anni. Si prendono le loro foto e ciao.
Mica roba da poco.
E non sono nient'altro che pietre messe una sopra all'altra, se vai a vedere nel dettaglio.
Il Colosseo mi sta qua davanti, e mica lo sa che lei mi manca.
Potrei andare in qualsiasi parte di Roma, e sarei solo io a ricordarmi di quando al Gianicolo ci siamo andati insieme, il primo giorno che sono venuto qua. Il Gianicolo mica lo sa che lei di Roma non sa nulla. Pure Ponte Milvio, mica si ricorda che si stava fracicando i pantaloni e annacquando la birra.
Se mi metto a sedere in mezzo al Ponte della Musica solo io ricordo della sera in cui abbiamo festeggiato Costa, ubriachissima di Ferrari.
E come noi chissà quanti altri. E Roma si porta addosso tutto questo, ogni giorno, ogni limortaccitua del traffico sul Lungotevere Flaminio.
Mi viene da chiedermi se pure a te succede come a me con gli starnuti dentro ai Simply.
E nulla, sono le 3 e volevo andare a letto presto, invece sono qua a continuare a scrivere una cosa cominciata in auto, subito dopo averti incrociata a San Lorenzo.
Guarda te com'è strana la vita.

venerdì 3 febbraio 2017

Kafka on the shore

Giro il cucchiaino per mescolare schiuma, caffè e zucchero. Poi lo appoggio proprio al centro del piattino.
Le tazzine da caffè mi sono sempre piaciute tanto, non c'è un motivo specifico. La rigiro in mamo, mentre scrivo, e il caffè lascia dei segni di roccia metamorfica dentro.
Questo è un bar carino, le luci calde e i tavoli in legno danno una bella atmosfera. Scaldano il mood un po' del cazzo che ho in questi giorni strani.
Sofia oggi era proprio bella. So benissimo che non dovrei pensarci, ma non mi va di fermare le emozioni che vengono su in questo momento.
Sarebbe controproducente ignorarle e farebbe solo peggiorare le cose.
Ora invece mi concedo un po' di tempo per pensarla come si deve.
Mi tengo la fronte con due dita e mi massaggio la tempia con il pollice. Lo trovo un gesto molto rilassante.
In questi giorni fumo tanto e provo comunque ad essere felice. Per quanto possa non essere cosí semplice.
Il gatto sulla copertina di Kafka sulla spiaggia mostra il profilo, è solo una silouhette nera con l'occhio bianco.
-Mica l'avevo vista questa copertina cosí familiare!- quando dici il caso. -Quanto rimani?-
È la ragazza che mi ha appena portato il the. Cambiamento di ogni tipo di piano.
Quanto rimango? Boh.
Tra venti giorni vado via.
E penso che con le ragazze proprio non so come comportarmi.
Non che sia timido. È che sono ragazze.
Insomma, il gatto di Murakami si guarda intorno. Quanto rimango?
Sicuramente fino a che il the assume una temperatura umana in grado di farmelo bere.
Questa è l'unica certezza che ho in questo momento.
Per il resto sono una vecchia barca a vela.
Senza vento 'nse fa niente.
E se poi becchi una secca so' cazzi.

Il vento che c'è adesso invece (perchè c'è, e parecchio) è un vento che non puoi prevedere.
Un momento ti soffia tra capo e collo come un toro inferocito e ti sbatte a terra, il momento dopo é un sussurro all'orecchio da brividi sulla pelle.
Forse per questo ho sempre meno capelli.
Ah, comunque ho cominciato a bere il the.
Pure questo macchia l'interno della tazza.

Qualche giorno fa stavo pensando a quando avevo scritto che mi piacciono i camerieri che escono a fumare. Ho trovato piacevolmente strano che adesso sono uno di quelli.