martedì 3 marzo 2015

Roma

Roma è proprio tanta roba.
E sarà la febbre, sarà che stasera mi manchi proprio tanto, ma mi son messo a pensare che Roma è davvero tanta roba. Sì, lo so che anni fa dicevo che non ci avrei mai vissuto, che non mi sapeva di niente, che era troppo caotica. Ma non si può essere sempre obiettivi nella vita, no?
Ci sarà un traffico infernale, ma mi piace svegliarmi la mattina e sapere che faremo venti minuti di auto insieme, così magari riesco a farti sentire quella canzone che ho scoperto da poco tra le tremila nella pennina USB. Mi piace svegliarmi, trovarti accanto, tutta addormentata, tutta raggomitolata tra le mie braccia. E di solito io un braccio non lo sento più. Mi piace pure svegliarmi e non sentirmi più un braccio. Con te ormai so già che sarà così, non so come mai di preciso, dev'essere che prendi qualche punto preciso che fa fermare l'afflusso di sangue e vedrai è per questo che mi sveglio sempre un poco prima di te. Mi ammazzi le braccia.
Insomma, mi piace svegliarmi e trovarti lì. E sapere già che per uscire dal letto ci vorranno almeno venti minuti e poi dovremo fare tutto di fretta. Non mi dispiacerebbe non avere orari, ma un po' ci ho preso gusto. Ti sveglio con i baci sul collo, sulle spalle, tra i capelli. Cazzo, quanto mi piaci.
Mi piaci quando la mattina sei lì che mi ammazzi le braccia e non ti vuoi svegliare. Dieci minuti, e mi fai tenerezza. E Roma diventa bella se la mattina ti bacio i capelli e dopo un po' inciampo nelle tue labbra e tu nelle mie. Ti giri e mi viene in mente il fatto che siamo nudi, di solito, e mi sale su ancora più tenerezza. Perché vestita solo delle coperte e delle mie braccia, come Roma, anche tu sei tanta roba.

Sarà la febbre, sarà che stasera mi manchi proprio tanto, ma mi son messo su google maps (come il peggiore dei nerd) e ci ho scritto il tuo indirizzo. M'è venuto tutto un formicaio dentro allo stomaco. Sì, le formiche potenti, quelle con la testa rossa. E quando ho pensato ai due che si baciavano sopra il tettino della panda bianca durante il diluvio è comparsa pure la formica regina.
M'è venuto in mente l'undici di settembre, quando eri uscita per prelevare al bancomat e m'hai trovato lì. E non lo so se ero teso, nervoso o no. Stavo leggendo. E te sei sbucata fuori dal cancello. E cazzo, eri proprio bella.

E quindi io a Roma ci abiterei volentieri, però ci dovresti essere tu al mattino, ad ammazzarmi le braccia, a chiedere dieci minuti, a procrastinare, a inciampare, a farmi venir le formiche.
E ci dovresti essere tu la sera, perchè dobbiamo finire di vedere Ameliè.
Io t'abbraccio e te m'abbracci, sul divano o dove ti pare. E prima o poi imparo a cucinare, lo giuro.
Roma diventa bella se la sera ti metti a fare i cocktail strani con tutto quello che trovi in giro.
Roma diventa bella se mentre lavi i piatti ti stringo e ti accarezzo la schiena.
Roma diventa bella se c'è la tua pelle, la tua voce.
Diventa bella se nello specchio vedo sia me che te.
E allora baciame, baciamoce, e nun ce fermamo.