3 maggio 18:54
Lettera 22.
Ho beccato un tipo a cui non piace Murakami, ganzissimo. Riccio, pizzetto e baffetti e occhialetti.
Mi sono preso un the al limone e allo zenzero.
Ho la camicia bianca con una macchietta.
Era tanto che non la mettevo. In realtà era tanto che non mi vestivo in questo modo.
Camicia di lino bianco a mezze maniche, pantalone blu scuro, mocassini Vans e giubbotto di pelle.
Direi che mi leggo Murakami.
Mentre mi avvicino agli scaffali con i libri, il signore al tavolo accanto al mio mi ferma. Mi chiede se può vedere il libro che ho in mano.
Glielo porgo.
Mi dice che ama gli scrittori giapponesi, la sua preferita è Banana Yoshimoto.
Io di lei ho letto solo Kitchet, che anche lui mi nomina.
Quando la conversazione sta per esaurirsi come la fiamma di una candela senza ossigeno, accade qualcosa.
Si è aperta una fessura da qualche parte.
Ed io e quest'uomo abbronzato e dai capelli corti e bianchi cominciamo a parlare ognuno dei propri interessi.
Sento che può insegnarmi tanto.
La giovane donna che è con lui mi dice divertita che sottolinea tutto in maniera particolare.
-Io sottolineo selvaggiamente.- ridacchio.
-Ah no, lui proprio con il righello e tre colori.-
Mi viene in mente Valentina, anche lei sottolineava così.
Mi ha raccontato che ama la fisica dei quanti, la matematica, la biologia e tutto ciò che termina con -gia.
E che quando ha capito le meccaniche di ciò che spiega Einstein ha fatto un balzo dalla sedia e si è messo a piangere.
Ha un orecchino al lobo sinistro, come me. Il suo è un cerchietto fine con una stella di David a mo di ciondolo.
Gli ho detto che lo capisco. Che io ho la passione per il lato più romantico della questione, per le energie sottili e le percezioni.
Ed è bello vedere come tutto poi arriva alla stessa destinazione.
-L'importante è arrivarci.- mi dice lei.
E ho raccontato anche di Sofia. Che ci siam conosciuti quest'estate, mentre lavoravo, il giorno stesso in cui sarebbe ripartita per Roma, dove abita. Che sono andato a trovarla alla stazione con una foca di peluche, perchè le librerie erano chiuse e non potevo prenderle Oceano Mare.
Le è piaciuto il fatto che ho voluto fare ciò che mi andava, senza aspettarmi niente. E che a settembre ci siamo rivisti per davvero. Che ero sceso a Roma senza sapere se l'avrei vista o meno. Ci siamo visti. Sono riuscito a darle Oceano Mare. Che adesso è maggio e sabato prossimo saremo insieme.
-Insomma è la tua ragazza.-
-Si.-
Non mi sembrava il caso di spiegare l'idea che abbiamo di rapporto.
Ci siamo salutati, poco dopo, con l'intenzione di rivederci e chiacchierare di qualche argomento. Non ci siamo scambiati i numeri di telefono, non gli ho dato il mio biglietto da visita. Solo due strette di mano e i nomi.
Dovrò venire qua più spesso.
E comunque odio il fatto che mi scordo subito i nomi delle persone.