lunedì 17 ottobre 2016

Passo a ginseng

10 mar 2015
Sono passato al ginseng, è dolce, scende giù bene.
Ho cambiato posto, ed è buffo che questo bar si chiami "Passo a caffè", quando io passo a ginseng.
In realtà la vista qua sul mondo non è proprio il massimo, col fatto che è freddo la veranda è mezza tappata da della plastica trasparente e sul plexiglas c'è il coniglietto di Playboy.
Così come la Cubana, pure questo fa angolo. Solo che da una parte la strada è pedonale e dall'altra no.
Mi piace guardare il mondo, mi piace che il mondo mi guardi, mi piace esserne parte e ancora di più mi piace averne la consapevolezza e mi piace sentire la mia pelle che formicola perchè attraversa l'aria.
Mi piacciono le persone che vanno con passo sciolto. Qua è partita della musica, forse techno, forse house. Tanta gente sembra muoversi a tempo in ogni gesto che fa.
Mi piacciono le persone con un accenno di sorriso. Quelle che frenano forte con la bici strusciando tutta la gomma. E anche quelle con un sacco di buste di cotone, quelle di plastica no, mi sanno di supermercato.
Mi piacciono le persone che si tengono per mano.
Mi piace il papà che si è girato appena per controllare suo figlio. E' entrato qua con il bimbo e la fidanzata.
Mi piace la musica allegra.
Mi piacciono un casino i cappotti rossi.
I cani con il cappottino no.
Mi piacciono le signore variopinte.
Mi piace che proprio in questo momento hanno acceso i faretti nella veranda, la luce è arrivata piano e dolce.
Mi piace chi va in bicicletta.
Gli occhiali quadrati e i caschi in mano dei ragazzi.
Il bimbo di prima che dice piano mamma mentre esce dal bar con i genitori.
I baristi che escono a fumare.
Mi piacciono le quattro frecce delle auto in doppia fila.
I portaceneri. Portacenere. Posacenere. Pieni e vuoti.
I pantaloni strani.
I ragazzi con la barba lunga.
Mi piacciono le tazzine con i residui dentro e il bordo un po' colato.
Mi piacciono le insegne dei negozi, accese, spente, accese, spente, accese.
Quando parte una canzone che mi piace.
La barba di tre giorni.
Riconoscere persone che non mi riconoscono più e non salutarle.
Mi piace alzarmi e andare via riportando la tazzina al bancone.
Le ragazze in tiro per sentirsi più sicure, con tutti quegli orecchini, collane e bracciali.
Le persone che parlottano tra di loro.
Mi piacciono da morire quelli che camminano andando esattamente allo stesso passo.
E di nuovo: riconoscere persone che non mi riconoscono e non salutarle, sorridendo.

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