mercoledì 22 ottobre 2014

Heimlich (il bruco di Bug's life)

10 febbraio 2012

Mi accarezzo la pancia con movimenti lenti e circolari, ho scelto una zona per me simbolica e devo immergermi in quell'attimo per tutto il tempo che ritengo necessario.
Una carezza in senso orario.
Una carezza in senso antiorario.
Con quest'atto mi sono a pieno titolo fatto la prima ecografia per vedere realmente me stesso.
Inspiro piano. Espirando, faccio un tuffo all'indietro.


Quando ci si rende conto che qualcosa non va.

Sono nel vialetto di casa, non so cosa sto facendo di preciso, sono solo consapevole del mio corpo e del fatto che c'è un altro corpo più grande accanto a me. E' mia sorella. E' mia sorella che si prende cura di me mentre nostra madre è al lavoro.
Non so cosa sto facendo di preciso, sono solo consapevole del mio corpo che è fermo nel vialetto di casa, e di mia sorella che mi sta accanto.
So che ho appena fatto qualcosa di cui vado fiero. Dico ad alta voce che sono stato bravo.
Stonatura. Incrintatura nello spazio e nel tempo. Velatura di incomprensione sulle mie iridi. Mia sorella mi ha appena detto che ho sbagliato, che non devo dire che sono stato bravo, che non è vero. Io non sono stato bravo. Devo dire che sono stata brava.
Alzo un sopracciglio. Poi l'altro. Annuisco, non posso fare altrimenti.
Le prendo la mano, camminiamo insieme.

Il momento in cui ho dovuto ammettere a me stesso che qualcosa non andava come avrebbe dovuto è stato esattamente quando ho fatto il mio ingresso nella "società". Ovvero dal mio primo giorno di scuola elementare.
Sono sempre stato più piccolo degli altri miei coetanei, sia in senso fisico che per età, essendo nato a fine anno ho sempre avuto a che fare con bambini più grandi di me, e questo non è mai stato di aiuto.

"Ma sei un maschio o una femmina?"
"Ma perchè non ti metti mai le gonne?"
"Devi dire bravA, non bravO."
Chi ero?
Se mi veniva spontaneo parlare mettendo le O finali, perchè dovevo fare diversamente?
Per quale ragione tutti mi guardavano storto se a scuola portavo i capelli corti?

-Sì, ma dimmi pure l'altro nome.- mi guardò sorridendo.
Rimasi per qualche istante paralizzato.
Avevo visto quella donna si e no due volte, non mi conosceva, mi ero presentato anagraficamente.
Eppure lei chiedeva il mio nome, il mio vero nome.
“Perché?” mi chiesi.
Poi le risposi:
-Christopher, “ch” e “ph”.- precisai.
-Meno complicato non potevi sceglierlo?- mi domandò con un sorriso.
Sorrisi a mia volta. Ero imbarazzato, per una volta in cui erano gli altri a venirmi in contro mi sentivo quasi in difetto.
Mi calmai. Era giusto così. Non era quello che avevo sempre desiderato?


Post t

Ti guardi allo specchio. Cosa sta succedendo?
Sei tu.
Ogni giorno cogli qualche dettaglio che ti assomiglia, sorridi, ti accarezzi il volto.
Hey, bentornato!
Senti la vita che scorre nelle vene, anche se sei irrequieto, nervoso, attaccabrighe, sai che sei tu.
Hai i piedi per terra, le mani appoggiate alla fredda porcellana del lavandino.
Ti guardi. Sorridi.
Alzi un sopracciglio. Poi l'altro.
Muovi i muscoli del volto e fai schioccare la lingua.
Ogni movimenti adesso ha un senso.


Esistono anche le fosse.
 
Mi sono sentito come sette anni fa, quando mi guardavo allo specchio e vedevo sotto alla maglietta delle forme nei punti sbagliati.
E' stato lo stesso orrore.
Dovevo andare in palestra, stavo male, ero rincoglionito, cercavo qualcosa, ma non sapevo né da dove cominciare né cosa cercare. L'univa cosa che mi salvava era la palestra.
Ero troppo pieno di tristezza e solitudine, di ansia e nervosismi.
Da qualche giorno sentivo le canotte stringere di più, mancava il fiato, allora le mettevo solo per uscire, aprendo il velcro o la cerniera quando potevo.
Quel giorno non potevo, ne avevo bisogno.
Faceva troppo caldo per fare palestra con la felpa.
Andai di fronte allo specchio per vedere come apparivo senza canotta.
Fu un pugno nello stomaco.
Tonde, belle, seppur più piccole del solito, erano lì. Erano lì a rinfacciarmi la prigionia in cui le avevo tenute soffocate per anni, le bastarde.
Abbassai occhi e felpa.
Sarei andato con la canotta in palestra.


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