martedì 23 settembre 2014

Bologna

21 sett

Sono stato a Bologna ieri, si è rivelata come al solito un nodo essenziale in quello che è il mio "cammino".
Ho incontrato e conosciuto tante persone che hanno fatto, devono fare o stanno facendo il mio stesso percorso. Eravamo una quarantina, tutti con la stessa luce negli occhi.
(La barista della Cubana, oggi, ha fatto un po' di conversazione, la prima volta dopo circa un anno che vengo qua.)
E Bologna aveva il cielo plumbeo, come quel sabato di un gennaio che fu l'inizio di una nuova scoperta di me stesso.
Ieri mi sono reso conto di conoscere ancora tante delle sue strade.
Ed è servita a mettere un po' di confusione e paradossale chiarezza dentro all'anima.
Ho trovato un'oasi e in questo momento i miei occhi si stanno riposando all'ombra di qualche fronda assieme ad una viaggiatrice, e non provo alcun interesse nello spostarmi dal profumo dei suoi capelli.
Nonostante tanti occhi cerchino i miei proprio adesso. Ma tanti occhi non sono i suoi occhi.
E' solo questione di vibrazioni.
La carta della sigaretta brucia anche se non aspiro.
E mi viene in mente lei che mi dice di aver dato buca al suo insegnante di inglese, nonostante sapesse di poter condividere la sua pelle con quella di lui.
Vedo il mio riflesso nel vetro trasparente che ho di fronte, la pelle non è più così bruciata come il mese scorso, i muscoli sono più tonici e l'animo in linea.  Quest'ombra e questa oasi fanno del bene.
Spesso mi viene voglia di sentire le sue labbra.
La sola cosa ad essere disturbante è la distanza fisica tra le mie mani e le sue. Ma se mi volto verso sud e chiudo gli occhi, posso vederla che annulla ogni spazio temporale e riesco a sentire la carezza delle sue guance tremanti, il suo respiro vicino e il calore delle sue clavicole.

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